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A Bologna non capiscono. Capiranno

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Raffaele Donini

Che in Italia, dopo le ultime elezioni nazionali, sia cambiato tutto, che siamo di fronte a una scossa fortissima, che richiede nuove riflessioni, nuove analisi, nuove azioni, nuovi posizionamenti, pena l’essere spazzati via, l’hanno compreso tutti, fuorché il segretario del Partito Democratico bolognese, Raffaele Donini.

Il referendum consultivo sui finanziamenti comunali alle scuole private cattoliche ha già raccolto il sostegno di tante forze (le ricordo in ordine sparso): Sinistra Ecologia e Libertà, il Movimento 5 Stelle, i Verdi, Rifondazione Comunista e i Comunisti Italiani e il Partito Comunista dei Lavoratori, Alba.

Il convitato di pietra, il grande assente, è il Pd; fino al 25 febbraio sembrava impossibile che si muovesse dalla sua granitica posizione filo-clericale. Dopo quella data, tutto è diventato possibile, persino che il centrosinistra inserisca nel suo programma il reddito di cittadinanza, finora escluso. A Bologna sembrava possibile che il più grande partito della sinistra avviasse un cambiamento, esplicitasse un ripensamento sulla questione “scuola”.

Poi sono arrivate le dichiarazioni di Donini. Leggiamole, perché sono un capolavoro di gattopardismo o, meglio, di “tecnica dello struzzo” – nascondere la testa nella sabbia, sperando che a bufera passata, tutto resti come prima.

Nessun passo indietro sul piano locale. Di fronte alla richiesta di segnali di cambiamento, fatta dal consigliere grillino Massimo Bugani, Donini risponde che il referendum sul finanziamento alle scuole “è pericolosissimo”, perché, anche se pone “una domanda apparentemente innocua”, potrebbe colpire il destino di oltre 1.700 bimbi, a cui il Comune non riuscirebbe a dare risposta con il solo milione di euro risparmiato dai finanziamenti alle private. [Fonte: Radio Città del Capo]

Non pago, il segretario del Pd bolognese interviene sulla Giunta, chiedendo che faccia campagna per proseguire nei finanziamenti, dunque abdicando al suo ruolo di garante della regolarità della consultazione referendaria.

Traspare un’idea proprietaria della democrazia, dove alcune questioni, come quella dei finanziamenti alle scuole private, sono ritenute non suscettibili del vaglio della sovranità popolare. Un autogol gigantesco per il responsabile locale di una forza politica che la democrazia vorrebbe porla a fondamento della sua stessa esistenza.

Non capiscono. Sbatteranno contro un altro muro: la vittoria dei cittadini, a sostegno della scuola pubblica, laica, plurale, gratuita, aperta a tutti e a tutte.

Domenica 26 maggio si vota. E allora capiranno.


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